L’emergenza Covid-19 ha costretto le imprese a sperimentare soluzioni di telelavoro per contenere gli effetti disastrosi sull’economia. Un test su scala globale che potrebbe cambiare per sempre il nostro modo di lavorare. Ma il vero banco di prova resta la sicurezza
Articolo di Giuseppe Badalucco tratto da Data Manager
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ESTENDERE LE MISURE DI SICUREZZA
Siamo da poco entrati nella cosiddetta Fase2 post pandemia. Milioni di lavoratori sono rientrati al lavoro. Lo smart working continuerà a ricoprire un ruolo essenziale. Andrà però mantenuto, potenziato, reso più efficace e soprattutto sicuro.
Per l’IT la sfida è quella di adattare alla situazione attuale le regole di sicurezza esistenti. Mantenendo la stessa efficacia perseguita all’interno della rete aziendale. In quest’ottica, vanno adeguatamente considerati prima gli aspetti formali e contrattuali che disciplinano l’utilizzo dei dispositivi mobili. Poi le regole d’ingaggio. Possibilmente poche, chiare e condivise.
L’esperienza ci ha insegnato quanto siano difficili da mantenere e gestire policy che vincolano l’utilizzo dei dispositivi mobili al solo ambito lavorativo. Meglio perciò agire su piani diversi per scongiurare il pericolo di esporre regole bellissime da leggere ed esibire ma impossibili da far rispettare. Investendo in programmi mirati a rafforzare la consapevolezza tra i collaboratori delle potenzialità e dei rischi connessi all’uso dei dispositivi mobili.
«Oltre a investire in nuove tecnologie e sistemi di gestione – ci dice Maurizio Zacchi, marketing manager di Cyber Guru – Gruppo Daman occorre generare una corretta percezione del fattore di rischio. Agire cioè sul fattore umano, per trasformare i comportamenti a rischio dei dipendenti, in pratiche sicure».
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