Articolo di Redazione Data Manager Online tratto da Data Manager
“La prima considerazione che mi viene da fare è che se avessi scritto questo editoriale appena tre mesi fa, sarebbe stato certamente diverso. Questa emergenza ha cambiato le priorità di chiunque si occupi di tecnologia e innovazione, focalizzando l’attenzione sulle tematiche dello smart working e di tutto ciò che rimanda alla necessità di garantire la produttività delle persone che operano in remoto.
È paradossale che una modalità di lavoro, nata per supportare un criterio di agilità e mobilità, si sia affermata per uno stato di necessità in un momento in cui la mobilità delle persone è stata fortemente limitata.
Anche noi di Gruppo Daman, che abbiamo da sempre adottato tecnologie che ci consentono di operare in mobilità, non eravamo ancora mentalmente pronti a un cambio così rapido e deciso delle nostre modalità di lavoro. Come CEO è stato piacevole scoprire che la nostra produttività non ne ha risentito minimamente e che anche i nostri processi collaborativi hanno retto allo scossone del distanziamento sociale.”
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“A emergenza finita, nella certezza che lo smart working sarà un elemento decisivo nella fase della ripartenza e che manterrà il suo ruolo strutturale quando ci saremo finalmente liberati dal virus, tutte le organizzazioni dovranno migliorare le scelte fatte nella fase emergenziale, ponendo il tema della sicurezza al centro delle loro scelte strategiche.”
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“Uno dei temi cruciali sarà quello dell’accesso sicuro degli utenti con privilegi di amministrazione, e quindi sia degli amministratori di sistema sia dei “vendor” coinvolti nelle attività di manutenzione di pacchetti software o di dispositivi hardware.”
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“Un altro tema a mio avviso sottovalutato è quello del supporto remoto, una tematica che fino ad oggi è stata affrontata seriamente solo dalle aziende che forniscono assistenza “tecnica” alla propria clientela. Con il ricorso allo smart working è aumentata invece la necessità di fornire un’assistenza tecnica avanzata e sicura anche nei confronti dei propri dipendenti, che hanno perso i loro tradizionali punti di riferimento.”
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“Resta inoltre centrale fare un grande investimento sul “fattore umano” per adeguare la cultura degli utenti alle sfide proposte dal cybercrime, il quale fa leva sui comportamenti degli utenti per superare le barriere poste dai team di cybersecurity.”
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“Nei prossimi mesi, l’adozione di soluzioni di cybersecurity awareness, in grado di incidere in modo efficace sui comportamenti degli utenti, diventerà un passaggio obbligato per ogni organizzazione, che contribuirà a far crescere la cultura della sicurezza, cogliendo anche l’opportunità della formazione continua a distanza che lo smart working sta offrendo.”
Gianni Baroni CEO del Gruppo Daman e di Cyber Guru